Green Smiling Revolution

Che cos’è la Green Smiling Revolution?

di Giovanni De Feo

 

Vediamo, per cominciare, cosa propone al riguardo il (sempre più efficiente) Google translator. Ecco la risposta del noto traduttore on-line: «Rivoluzione sorridente verde». Vediamo, per conferma, cosa dice il neo traduttore DeepL: «Rivoluzione verde sorridente». Le parole sono le stesse, ma l’ordine è diverso. Proviamo a interpretare il significato delle due traduzioni.

Procediamo, con ordine, dalla prima. Il punto di partenza è la presenza di una rivoluzione intesa come mutamento radicale di comportamenti. Essendo una “rivoluzione sorridente”, questi cambiamenti radicali devono essere portati con il sorriso. Il “verde” finale dovrebbe chiaramente dare una connotazione ambientalista a questo auspicio al cambiamento portato con il sorriso.

Froggy – Greenopoli è tempo di cambiare

Passiamo, adesso, alla seconda traduzione. Il punto di partenza è, ovviamente, lo stesso. La rivoluzione. Dobbiamo cambiare, quindi. Il cambiamento, tuttavia, può essere sia positivo sia negativo. È chiaro che in questo caso ci si augura un cambiamento dei comportamenti degli individui che porti a miglioramenti. Di che cosa? Dell’ambiente, visto che si parla, in questo caso, di “rivoluzione verde”. L’aggettivo finale qualifica in maniera chiara come dovrebbe essere questa auspicata rivoluzione dei nostri comportamenti finalizzata a migliorare l’ambiente nel quale viviamo: sorridente. Quindi, bisogna portarla con il sorriso e provare a suscitare il sorriso negli altri. E perché? Dovremmo chiederlo all’inventore di questa fantomatica “green smiling revolution”?

Che sbadato che sono, quasi quasi dimenticavo che sono proprio io il mattacchione che si è inventata questa bizzarria!

Tanto per cominciare, secondo Aristotele l’uomo sarebbe un animale razionale il cui essere proprio è il sorriso. Se non sorridessimo, quindi, saremmo solo degli animali razionali, il che, comunque, è tutto da dimostrare. Infatti, è razionale chi è in possesso della ragione e cioè della facoltà di pensare stabilendo rapporti e legami tra i concetti, di giudicare bene discernendo il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto. È proprio il caso di commentare come il suocero del professore Bellavista in Così parlò Bellavista, film del 1984, sceneggiato, diretto e interpretato dall’incommensurabile Luciano De Crescenzo: «Uanm ro’ Priatorio!»

In vent’anni di lavoro presso l’Università degli Studi di Salerno, a contatto quotidiano con i giovani, ho avuto modo d’imparare che per insegnare in maniera efficace, per lasciare segni negli allievi, occorra farlo in maniera emotiva, provando a ispirare simpatia negli interlocutori, cercando di attrarre istintivamente le persone. Il rigore e la correttezza delle informazioni da trasmettere sono, ovviamente, il punto di partenza obbligato. Comunicare per educare è un’arte che richiede, impegno, dedizione e talento.

Personalmente sono cresciuto trascorrendo tante ore guardando i film di Totò, le commedie (quelle apparentemente semplici) di Eduardo, leggendo i libri di Luciano De Crescenzo e vivendo intensamente e intimamente i film di quello che considero il più straordinario dei filosofi campani (se è vero che filosofo è colui che si meraviglia – come un bambino – delle cose apparentemente banali che ci circondano): Massimo Troisi.

Questi grandi maestri mi hanno insegnato che per comunicare efficacemente bisogna essere soprattutto spontanei ed è proprio spontaneamente che nel 2006 è venuta fuori un’idea alla quale ho dato il nome “Greenopoli”.

Greenopoli, oggi, è un sito internet (www.greenopoli.it), una pagina facebook, un’idea, un metodo didattico, un progetto educativo, un gioco, un libro: “Il Metodo Greenopoli”, uscito nel 2014 per i tipi di Edizioni Il Papavero.

La Sostenibilità, l’Ambiente, i Rifiuti e l’Acqua – da cui viene fuori l’acronimo Sara – sono alcuni tra gli argomenti preferiti di discussione dell’universo Greenopoli. La sostenibilità ha a che fare con il futuro e, quindi, con i bambini, che da sempre amano il gioco, le idee, porre domande all’infinito, imparare, ridere, scherzare… L’ambiente è tutto ciò che ci circonda: ci deve necessariamente interessare se teniamo alla nostra sopravvivenza sul Pianeta! Quello dei rifiuti è un tema sul quale c’è tanto da scrivere e, soprattutto, da riscrivere. Dobbiamo cambiare il modo di concepire quelli che ci ostiniamo a chiamare rifiuti, ma che in realtà sono materiali alla fine di un loro ciclo di vita e che aspettano semplicemente di assumere una nuova forma. L’acqua è l’oro blu del terzo millennio; è una risorsa limitata, come tutte le risorse del pianeta Terra, e per questo va preservata e custodita al meglio, affinché ne possiamo beneficiare noi e i nostri figli, e i figli dei nostri figli…

Con il metodo Greenopoli, il ruolo del formatore muta per assumere le funzioni di “moderatore”, che prima fa discutere e ragionare gli allievi e poi, a opportuni intervalli, interviene per sostenere e rilanciare la discussione o introdurre nuovi concetti. Il tutto diventa più facile se ci si propone con entusiasmo, simpatia e spontaneità, lasciando trasparire tutta la passione per l’argomento che si sta discutendo. Il comunicatore deve evitare di porsi su un piedistallo (anche in senso fisico!) e, per fare questo, deve stare al livello dei suoi interlocutori, deve essere il più desideroso e curioso di apprendere cose nuove, divenendo allievo tra gli allievi. Quando si smette di studiare e imparare, si finisce per assomigliare a un vecchio grammofono su cui girano sempre gli stessi dischi, che spesso s’incantano anche a causa della puntina ormai consunta e dei solchi scavati dall’inesorabile incedere degli anni. Come si fa a non diventare un vecchio grammofono stonato? Rimanendo bambini, parlando con il bambino che eravamo, mettendoci nei panni di chi ci sta di fronte. Al di là di tecniche più o meno sofisticate, infatti, immedesimarsi in chi ci sta di fronte è il punto di partenza obbligato per una comunicazione che vuole essere veramente efficace in una scuola che vuole preparare i propri allievi al “saper essere”, ancor prima che al “saper fare” e al sapere nozionistico fine a se stesso.

Nel mondo di Greenopoli, insieme a Sara, ci sono altri simpatici personaggi come il Signor Errore e il cugino inglese Mr. Error, l’ispettore Garbage e Mr. Rubbish, la signora Eduarda che vive in Africa insieme ai sui sette-otto figlioletti che vorrebbero andare a scuola tutte le mattine, ma, puntualmente, si rendono conto che non hanno, purtroppo, una scuola… I principali strumenti del “metodo Greenopoli”, quindi, sono la condivisione, il dialogo, il ragionamento, l’entusiasmo, la simpatia, la spontaneità, un po’ di comicità e i green rap!

L’idea della comunicazione ambientale tramite i rap, attività che è stata ribattezzata come “green rapping”, è nata quasi per caso, su sollecitazione di alcuni studenti delle scuole secondarie di primo grado di Pagani, in provincia di Salerno. Negli ultimi tre anni, il progetto Greenopoli è stato proposto a circa trentamila studenti della Campania e della Puglia e ovunque la green smiling revolution è stata accolta con grandissimo entusiasmo.

L’ultimo nato della famiglia di Greenopoli è il progetto di educazione ambientale “Le Piccole Guardie Ambientali (PGA) di Greenopoli”, che si rivolge soprattutto agli allievi e ai genitori della scuola primaria. Lo scorso anno è stato sperimentato presso l’Istituto Comprensivo di Aiello del Sabato, nei plessi di Cesinali e di Aiello del Sabato, in provincia di Avellino.

Gli argomenti principali affrontati dal progetto delle PGA di Greenopoli sono racchiusi nell’acronimo “SERA”: Strisce pedonali, Energia, Rifiuti, Acqua. Non sorprenderà, quindi, che il motto del progetto sia il saluto benaugurale “buona SERA”!

I bambini, attraverso i rap di Greenopoli, sono stati chiamati ad apprendere e sperimentare concetti fondamentali come il rispetto delle regole (l’attraversamento delle strisce pedonali), il risparmio energetico (lo spegnimento delle luci), la raccolta differenziata (passaggio dal concetto di rifiuti a materiali) e il risparmio idrico (controllo dei consumi).

Per i quattro temi, i bambini, sotto la guida delle insegnanti e con l’aiuto dei genitori, hanno realizzato altrettante “palette” in cartone riciclato, simili nella forma e nella funzione a quelle in possesso alla Polizia locale, sulle quali hanno disegnato le strisce pedonali, una lampadina, un cestino dei rifiuti e un rubinetto. Le quattro palette delle PGA sono state realizzate utilizzando cartoni usati per evidenziare l’importanza del riuso creativo (il cosiddetto “up-cycling”) dei prodotti a fine vita.

Appresi i concetti basilari, le PGA hanno iniziato a trasmettere le “regole del gioco” ai propri genitori “a suon di rap” esortandoli a una fattiva ed entusiastica collaborazione. A ognuna delle palette, infatti, è abbinato un rap di Greenopoli. In particolare, alle prime due palette, cioè Strisce e Energia, sono abbinati altrettanti “quick rap”, che sono rap brevissimi ma che possono essere ripetuti a piacimento.

Per il rispetto delle regole, le PGA di Greenopoli hanno imparato a rappare queste semplicissimi rime: «Se passi sulle strisce sei uno che capisce, se passi lontano sei strano strano strano!» Non è facile convincere gli italiani, soprattutto alle basse latitudini, a passare sulle strisce. D’altro canto, tuttavia, anche per gli automobilisti le strisce pedonali sono quasi invisibili. Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale. Una società, per definizione, è formata da un complesso d’individui che condividono interessi generali e regole comuni. Senza il rispetto delle regole non si può vivere insieme. Provate a immaginare cosa accadrebbe se non esistessero la patente e il codice della strada. Dimostrazioni, al riguardo, le abbiamo nei quotidiani attraversamenti delle rotatorie…

Per il risparmio energetico, invece, il quick rap così esorta i più piccoli: «Se spegni la luce il consumo si riduce, se accendi il cervello il mondo si fa bello!» L’invito a spegnere le luci, quando non necessarie, è vecchio. Si tratta, infatti, del buon senso dei nostri nonni. È un po’ come la storia del mangiare a “chilometro zero”: i nostri nonni erano a “metro zero”, poiché vivevano di ciò che producevano. La loro infatti era un’agricoltura di sussistenza e non di sfruttamento come la nostra…

Alle ultime due palette, invece, sono abbinati due “classici” rap del repertorio di Greenopoli: Il brutto rap dei rifiuti e Lo sciacqua sciacqua rap.

Il ritornello de Il brutto rap dei rifiuti così recita: «Buttare, gettare, li voglio cancellare, rimettiamoci a pensare, è tempo di cambiare!» Il rap ha due principali finalità: proporre un cambio di rotta e di linguaggio, passando dal concetto (“preistorico”) di “rifiuti” a quello di “materiali da raccolta differenziata”, e sensibilizzare, al contempo, proprio sull’importanza di una consapevole e matura partecipazione ai programmi di raccolta differenziata. Quando si avviano alla raccolta differenziata una scatola di cartone o un foglio di carta non li si vuole “buttare” o “gettare”, ma affidarle alla società di gestione affinché li avvii ai processi di selezione e riciclo per farne nuovi materiali. Il cambiamento deve partire dalle parole e continuare con i gesti.

Lo sciacqua sciacqua rap, attraverso il suo ritornello, invita a ridurre lo spreco di una sostanza, apparentemente abbondante, ma sempre più rara e preziosa, l’acqua: «Sciacqua sciacqua, ma stai attento all’acqua, sciacqua sciacqua sciacqua, ma usa poca acqua!» Sulla Terra esistono circa 1,4 miliardi di chilometri cubi d’acqua, cioè 1.400 miliardi di miliardi di litri: Uanm ro’ Priatorio! Si tratta di un quantitativo che distribuito in modo uniforme formerebbe sull’intero pianeta uno strato spesso 2,7 chilometri. Di questo enorme quantitativo d’acqua, solo una minima parte è utilizzabile dall’uomo. Oltre il 97% di acqua, infatti, è accumulata negli oceani. Le riserve di acqua dolce corrispondono ad appena il 2,7% del totale: distribuita in modo uniforme formerebbe sull’intero pianeta uno strato spesso appena 70 metri. L’acqua dolce disponibile, lo 0,6%, formerebbe uno strato spesso circa un metro e ottanta, che, casualmente, è proprio l’altezza di Mr. Grenopoli…